C'era una volta..

C'era una volta.
1960, un giovane geometra sopra una gru alta sette piani si affaccia su un palazzone milanese, dentro una ragazza emiliana al lavoro stira camicie a più non posso.
Subito si incrociano gli sguardi ed inizia un corteggiamento serrato che sfocia in un matrimonio d’amore.
Questo il vero inizio della storia dell’azienda,
queste le confidenze che Nonna Ebe racconta ai suoi nipoti.

Gli esordi di un amore.
Per i primi anni di matrimonio Umberto ed Ebe lavorano a Milano, entrambi lontani dai propri paesi natali. Una volta nate le due figlie (Giancarla e Annamaria) decidono, invece, di trasferirsi  nella meno caotica Vedano Olona.
Il marito, spesso in giro per lavoro per più mesi, viene messo alle strette da Ebe che con due bambine piccole non gode neanche dell'aiuto dei propri genitori, rimasti al loro paese emiliano d'origine. Umberto decide così di lasciare il proprio impiego da geometra per rimanere vicino alla famiglia e inizia a cercare una nuova occupazione. Un giorno un'articolo di giornale attira la sua attenzione: una Ditta produttrice di pasta, ravioli e dolciumi, ricerca un rappresentante nella loro zona. Così, inizia una nuova avventura: giri per mercati, vendita all'ingrosso e passione che nasce e aumenta con il tempo. Intanto a casa le due ragazze crescono e iniziano a fare i loro primi lavoretti: Annamaria impiegata in una ditta svizzera e Giancarla maestra d'asilo. La ditta in cui Ebe aveva trovato un posto, invece, chiude e così la famiglia si trova ancora in una situazione difficile. Ad Umberto, per gli amici Tino, inizia a balenare nella testa la voglia di costruirsi un futuro nuovo, più stabile, difficile ma che dia, magari un giorno, piccole sicurezze.


Il coraggio di tentare, la fatica.
L'esperienza nel pastificio dà la dimostrazione a Tino delle sue buone capacità di commerciante mentre le braccia e il sangue emiliano di Ebe confermano l'idea del campo in cui provare a specializzarsi.
Ci provano, richiedono un prestito, molti i debiti, non dormono la notte.
Decidono il nome, un giorno, durante una passeggiata in montagna.
Ebe guarda in alto, catturata da un rumore, uno squittio, poi due, tre e quattro.
"Tino guarda che bello!?" "Cosa!?" "Lo Scoiattolo".
Una famigliola di Scoiattoli guarda giù, li osserva, non ha paura.
Una famiglia come loro, coraggiosa, unita e semplice.
Umberto trova un capannone a Binago e con l'acquisto di due macchinari inizia la loro avventura.
Le ragazze lasciano i propri lavori per aiutare i genitori in questo nuovo grande, grandissimo punto interrogativo.
In produzione la mamma, Anna e Giuseppe, il ragazzo di Giancarla, preparano l'impasto per la sfoglia, lo versano in cilindri di 15-20 chili da caricare poi all'interno della macchina  rullatrice. Un lavoro di forza e di fatica.
Le mani di Ebe, poi, creano i ripieni. Inizialmente la varietà di pasta è poca, oltre a quella liscia, infatti, ci sono solo cappelletti emiliani, quadrucci e casoncelli alla carne preparati secondo la ricetta originale che Ebe tante volte aveva visto e sperimentato nella propria cucina d'infanzia.
Giancarla sbriga le consegne in Lombardia mentre il papà gira per l'Italia portando campioni da assaggiare a diversi mercati con cui era già entrato in contatto durante l'impego precedente.
Anche Aquilino, fidanzato di Anna, tornato dal militare, entra in azienda per dare un aiuto con le consegne.
Il prodotto genuino e ben curato parla da sè tanto che le richieste iniziano ad aumentare fino a quando diventa necessario cercare un nuovo stabilimento.


La dura crescita dell'azienda. Da una a tre famiglie.
Nel 1983 avviene il primo spostamento della piccola azienda in una Villa a Venegono.
I dipendenti nonostante il lavoro cresca sono ancora pochi (i sei membri della famiglia Belletti più tre dipendenti) e si fanno carico delle massicce quantità di sforzi da sostenere.
Tino, anche con problemi molto seri di salute non perde un appuntamento presso i punti vendita, perchè, come ripete spesso, mancare anche un solo giorno di consegna avrebbe fatto crollare tutto (350 i punti vendita in totale da servire ).
In questa frenesia lavorativa, le ragazze trovano il tempo di sposarsi e a pochi anni dal matrimonio nascono Massimiliano e Valentina, rispettivamente figli di Anna e Giancarla.
Il lavoro gira bene ma le entrate sono poco più che sufficienti a coprire i costi di produzione.
Ebe intanto, ormai nonna, si divide tra i nipotini ai piani alti e il lavoro ai piani bassi della villa.
Nasce il secondo bimbo di Anna e Lino, Matteo. I tre cuginetti fin dai primi anni vivono inconsapevoli i ritmi e i sacrifici che la ditta porta con sè.


La svolta.
Raggiunti i dodici dipendenti e aumentata la domanda sul mercato, diventa necessario cambiare, di nuovo, capannone.
E' la volta di una ditta a Venegono Inferiore, poco distante da quello che diventerà, invece, lo stabilimento definitivo.
Per circa cinque anni la famiglia continua qui la propria attività, i ruoli iniziano a definirsi e specializzarsi.
Le caratteristiche di ognuno permettono di organizzare il lavoro in modo equo e meritevole.
Giuseppe molto pratico e gran lavoratore inizia a gestire la parte produttiva, Lino grazie alle sue capacità dialettiche e di vendita si divide con Tino la parte legata al commerciale, Anna e Giancarla in ufficio curano le pratiche finanziarie mentre Ebe continua a dare, anche se in modo meno stakanovista rispetto al passato, il suo contributo nei reparti della ditta.
Nel 1996, vista l'esigenza di spazi più grandi e ulteriori macchinari,  Umberto decide di far costruire un edificio nuovo e spazioso a pochi metri dalla vecchia struttura.
Qui, dopo qualche anno, iniziano le prime vere soddisfazioni.
I dipendenti aumentano di numero, oltre ai sacrifici arrivano sempre più meriti e prendono forma anche le prime piccole soddisfazioni.


Il passaggio di testimone.
I contratti, il personale, gli spostamenti e la qualità aumentano, i ripieni si fanno sempre più ingegnosi e curiosi, la qualità anche nei grandi numeri non viene mai trascurata.
I macchinari lasciano il posto ad un vero e proprio impianto industriale formato da nove linee e a diversi robot, i reparti si dividono ordinatamente: 
- una cucina per i ripieni, ancora curati come tanti anni prima, cotti in brasiera per impreziosire i sapori
- uno spazio per la produzione di ormai una ventina di formati lavorati con metodi sempre più attenti al gusto
- uno scomparto per la confezione con pack sempre diversi,  personali e spesso rinnovati
- un magazzino dove organizzare distribuzioni in tutt'Italia, esportazioni in Europa e dal 2011 addirittura oltreoceano(America del Nord).
La crescente attenzione alla qualità degli ingredienti e la fantasia ricercata negli accostamenti hanno permesso all'azienda di diventare nel corso degli anni il Terzo Marchio Italiano nella produzione di ravioli e pasta fresca.
Punto di forza, da sempre, la passione tramandata di generazione in generazione.
Basta entrare in azienda per vedere, infatti, come ci sia una gestione a più mani, come sotto l'occhio vigile di Lino, Giuseppe, Giancarla e Anna i loro ragazzi abbiano iniziato un percorso lavorativo nuovo.
E come, fin dall'inizio della loro storia, si intravede il passaggio di un testimone: questa realtà lavorativa tanto impegnativa quanto unica.